Secondo Cittadinanzattiva, una organizzazione non-profit fondata nel 1978, otto cittadini su dieci segnalano da parte dei medici poca sensibilità nell’ascolto o poca empatia, uno su tre trova nel medico scarsa disponibilità a orientarlo tra i servizi, uno su 4 afferma che il professionista si confronta con un linguaggio troppo tecnico e poco comprensibile.
Un dato davvero allarmante se consideriamo la delicatezza e l’importanza del fenomeno “salute”.
E’ fondamentale sostenere una medicina delle relazioni che ben conosca la malattia, ma che sia anche capace di intromettersi delicatamente nel vissuto del paziente creando una giusta alleanza comunicativa e terapeutica tra il professionista della salute e il paziente.
Un tempo esistevano la malattia, il dottore, il farmaco, ma oggi, lo studio della psicologia, l’innovazione e gli innumerevoli nuovi metodi, permettono, dopo la diagnosi, di avvalersi anche dell’esperienza del paziente per far forza sulle sue scelte consapevoli e sulla sua collaborazione per migliorare il percorso terapeutico. Sono importanti strumenti questi che il medico dovrebbe utilizzare nel momento in cui un paziente varca la porta del suo studio, ma purtroppo non sempre è così.
La cronaca di questi anni denuncia spesso, a volte giustamente a volte ingiustamente, casi di inadempienza da parte dei medici, ma è anche vero che il paziente stesso si avvale di notizie non certificate in rete e non sempre si rivolge ad uno specialista per avere informazioni in merito alla propria salute, adottando metodi fai da te o rivolgendosi a professionisti non abilitati. Il consulto in rete può sicuramente rendersi utile per approfondire la propria informazione, ma non può prescindere dalla selezione di un medico qualificato e referenziato, con una specializzazione pertinente e riconosciuta nell’ambito di una specifica problematica.
Nel caso specifico della chirurgia plastica l’argomento è di estrema serietà e va trattato con grande competenza e consapevolezza da parte di entrambi poiché entra nel merito del rispetto dei bisogni psicologici ed emotivi del paziente che lo spingono alla scelta di migliorarsi.
E’ importante per il medico saper ascoltare il paziente quando descrive il suo problema, quali vissuti emotivi lo hanno spinto alla richiesta del suo intervento, quali enfatizzazioni ha del proprio aspetto, quali sono le sue paure, le sue speranze, le sue temute delusioni, quanto investe emotivamente sulla risoluzione del suo problema, quale è la sua vita (origini, istruzione, lavoro, famiglia).
Il medico deve saper essere obiettivo e distaccato e cioè deve essere privo di pregiudizi nei confronti del paziente che magari presenta stili di vita, attitudini e valori diversi da lui, anche in quei casi che, in situazioni non mediche, potrebbe giudicare negativi: qui il medico deve porre particolare attenzione al suo comportamento affinché la principale motivazione delle sue azioni rimanga, comunque e sempre, l’interesse del paziente.
E’ fondamentale per il medico saper comunicare, attraverso la sua disponibilità e l’espressione di un’attenzione sincera, spiegando con chiarezza al paziente attraverso un linguaggio accessibile e semplice, come procederà l’iter diagnostico e terapeutico, chiarendo il significato di esami, indagini strumentali, procedure, con tutti gli eventuali rischi che queste potrebbero comportare. Non deve mai promettere risultati inottenibili, ingannando le aspettative del paziente. Il medico deve essere vicino al suo paziente e deve farlo sentire seguito, protetto, consigliato con amabile e onesta sincerità. Soltanto l’empatia del medico potrà realizzare, insieme a quanto detto sopra, quell’alleanza terapeutica indispensabile durante l’intero percorso di cura.
“Il medico migliore potrà avere solo un paziente; ogni uomo è una storia clinica.”
Friedrich Nietzsche